martedì 15 maggio 2007

Una racconto scritto dieci anni fa


Nella città di Worms in Germania viveva una bimba di nome Liù, abitava in un condominio molto fatiscente in periferia. Davanti alle finestre del suo appartamento al primo piano vedeva sempre, ad ogni scoccar dell’ora, passare il treno. Faceva tanto rumore ma per fortuna era corto . Una volta aveva chiesto alla mamma dove andassero tutte le persone che ogni giorno prendevano quel trenino, e la mamma aveva risposto che quella “vecchia carcassina” portava solo a Pontelagoscuro. Pontelagoscuro? Che nome incredibile, chissà che luogo misterioso doveva essere pensò per molto tempo la bambina. Si immaginò un paese molto buio anche a mezzogiorno, con gente trista e barbuta (perfino le donne, perché è vero che anche le donne, come ad esempio la zia Benita, possono avere i baffi!!) e con un lago color blu cobalto con tanta nebbia che vi calava appena faceva sera. In realtà rimaneva tante ore a fantasticare su paesi lontani perché Liù non aveva molto da fare; era una bimba piuttosto silenziosa e solitaria, si era trasferita in quel quartiere da poco. Prima abitava con la madre in centro alla città, ma quando la mamma aveva perso il suo posto di lavoro si erano dovute arrangiare alla meno peggio cercando alloggio in una casa popolare. Che cos’è una casa popolare? E’ una casa malconcia e malandata costruita con pochi soldi in cui sono stati creati tanti piccoli appartamenti pure malconci che il comune della città assegna alle famiglie o alle persone più povere e emarginate. Ecco dove era capitata la piccola Liù, ma non è che a lei importasse molto di quanto fosse povero l’appartamento o di quanto fosse piccola la sua stanzetta. Con la mamma si erano divertite tantissimo a colorare tutte le stanze di un colore diverso: la cucina l’avevano fatta arancione perché faceva pensare al Messico e ai suoi cibi piccanti, il salotto, che fungeva anche da camera da letto di mamma, lo avevano fatto verde e avevano disegnato sulle pareti tanti alberi carichi di uccellini, con ai piedi gruppi di gnomi e fate scorrazzanti che ogni volta che Liù ci posava lo sguardo le pareva sempre che le facessero l’occhiolino. Il bagno lo avevano dipinto con tanti delfini e stelle marine mentre la stanza di Liù era tutta bianca ma con disegnate delle nuvoletta azzurre e un sole e per terra avevano messo della morbida moquette verde su cui giocare rotolarsi e stiracchiarsi a più non posso.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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